sexta-feira, março 16, 2007

Quelle strane ragazze di Lisbona




Attualità



Quelle strane ragazze di lisbona


FENOMENI Imperiose. Sensuali. Sorprendenti. Le giovani cantanti di fado portano la musica tradizionale portoghese fuori dal ghetto. E conquistano un pubblico sempre più giovane


di Alberto D'Argenzio


Via il nero della tradizione, spazio al glamour, ai colori vivi e agli spiriti vivaci. Il fado è uscito dal ghetto e dagli stretti confini di tre quartieri di Lisbona, ha conquistato il mondo. Merito, soprattutto, di un gruppo di giovani artiste che hanno ridefinito l'immagine di questa musica segnata dalla malinconia, da un saldo legame con la tradizione e, cosa ancor più scomoda, da un filo diretto con il regime fascista di Salazar. Sembrava una missione impossibile, invece è stato un successo completo, che ha proiettato cantanti come Mariza, Ana Moura e Joana Amendoeira sui palcoscenici dei più prestigiosi teatri londinesi, dove nemmeno l'immensa Amalia Rodriguez, la "regina del fado", era mai arrivata. Certo, tutto è successo anche grazie a una prodigiosa nidiata di musicisti, cantanti, poeti e compositori uomini, ma lo strappo visuale e stilistico si deve alla voce, alla faccia e al portamento di giovani donne che hanno rotto con il vecchio cliché "severo" e hanno imposto uno stile nuovo, arioso, per certi versi leggero. È mercoledì sera, Joana Amendoeira si esibisce al Clube do Fado, nel cuore di Lisbona e della tradizione. La sua figura minuta s'ingigantisce con la voce. Ha appena 24 anni ma si è già esibita alla Royal Opera House di Londra, oltre ad aver inciso cinque dischi. Dopo lo spettacolo, spiega: "La nostra generazione ha un grande interesse per l'immagine, per l'abbigliamento. Ognuna di noi è associata a uno stilista e non ci vestiamo più solo di nero, usiamo altri colori, altri accessori. Abbiamo relazioni feconde con il teatro e con giovani artisti di altre discipline. Secondo me, poi, dobbiamo avere un ruolo attivo nella società, raccontare i tempi che corrono". Solo dieci anni fa, il fado e chi viveva nel suo mondo erano reliquie del passato, legate a filo doppio con il regime che ne usava la musica. Per questo, caduta la dittatura nel '74, era passato di moda, dimenticato in patria e ignorato all'estero. Oggi cantanti come Camané e Katia Guerrero sono anche attivisti. Durante il referendum per la depenalizzazione dell'aborto, vinto dai sì lo scorso febbraio, si sono schierati pubblicamente uno per il sì, l'altra per il no. Helder Moutinho è cantante, compositore, produttore e factotum della scena del fado di oggi, oltre che fratello del celebre Camané e del giovane, promettente Pedro. Helder è una guida imprescindibile per capire questo mondo e il suo cambiamento. "All'inizio", spiega, "è stata Misia. È apparsa a metà degli anni Novanta ed è stato un successo immediato, anche come messa in scena, come presenza sul palco, come spettacolo. Misia è una donna molto intelligente e sa come interagire con il pubblico, ha una forza scenica impressionante. E un'immagine che rompe con la tradizione". Dopo Misia arriva il turno di Cristina Branco, Mafalda Arnaud, Ana Sofia Varela, Katia Guerrero, Ana Pires, Maria Ana Borbone, Mariza, Ana Moura, Joana Amendoeira, fino alle recentissime Raquel Tavares e Carminho. Entrambe ventiduenni, incarnano il nuovo spirito di questa musica. Carminho, per esempio, canta solo in scarpe da tennis e ha deciso da poco, nonostante i produttori in coda, che il primo disco lo inciderà dopo un anno sabbatico: vuole fare un periodo di volontariato all'estero. Chi più chi meno sofisticata, le nuove cantanti hanno tutte un'immagine altrettanto nuova. Il merito è anche del connubio tra gli artisti e i giovani creatori di moda, aiutato da una coincidenza toponomastica. Lisbona è una città piccola, tutti si conoscono. E il fado è una città nella città, con i suoi confini segnati dai quartieri dell'Alfama, del Barrio Alto e della Mouraira. Gli stessi, guarda caso, in cui si muovono i giovani creativi della moda. Fra loro, Raquel Tavares, che ha già vinto un Premio Amalia Rodriguez, ha scelto Carlos Gonçalves. "Lui", spiega, "mi aiuta a prendere qualcosa da ogni epoca di questa musica, poi creiamo insieme un'immagine che ha tutti gli elementi della tradizione, però rompe con il nero e la severità. Perché cantando è fondamentale emozionare, ma è anche fondamentale creare una forma legata a questo sentimento, che ci permette fra l'altro di arrivare ai giovani". Maria Ana Borbone, 32 anni, tre dischi e lontane origini liguri, ha scelto un cammino artistico particolare: sposa il fado con la musica barocca. "Non sono tanto legata all'immagine", dice. Ma anche lei ha una stilista di riferimento, Dores Osorio. "È la mia preferita, i suoi vestiti rispecchiano perfettamente la mia indole. Io però non ho la pretesa di arrivare a creare un look particolare come quello di Mariza. La adoro, la sua immagine è fortissima, personalissima, ma io sono più discreta". È proprio lei che ha sconvolto il placido mondo di questo genere musicale portandolo dalle taverne e dai ristoranti fino ai primi posti dell'hit parade. Come, ce lo spiega Alexandra Carita, giornalista dell'Expresso e autrice di Fados Nossos (Aletheia, dicembre 2006). "Mariza ha imposto un'immagine unica, è stata come un'esplosione. Basta guardarla appena sale sul palco: altera, snella, capelli corti, biondi. A volte sembra coperta d'oro, altre appare in rosa shocking o azzurro elettrico, sempre con il glamour di una principessa. Ma poi canta e tutta quella distanza regale sparisce d'incanto, in un calore che scioglie la platea". All'inizio cantava pop-rock, ma è cresciuta nella Mouraria, uno di quei tre quartieri che respirano fado. E quindi, a un certo punto c'è stata la trasformazione. "Di colpo", racconta Carita, "si è imposta con un'immagine assolutamente nuova e di un impatto incredibile. Ma dietro c'erano quattro anni di duro lavoro. Mariza è in tutto e per tutto un fenomeno visivo accompagnato da una grande professionalità, da una grande voce e dalla fortuna di essere stata lanciata prima nel circuito internazionale e poi in Portogallo". Quanto a Mariza, lei si spiega così: "Il fado si canta con la voce e con l'anima, non con i vestiti e i capelli. Ma non è colpa mia se il palco risveglia il mio lato più femminile". Grazie a questo connubio, sentenzia Carita, oggi Mariza è più famosa di Amalia. Sembra un'eresia, ma è vero. Dal mondo del pop-rock viene anche il fenomeno Ana Moura, la prima portoghese ad aver mai cantato alla prestigiosa Carnegie Hall di Londra. E non solo: Ana sta preparando una versione in fado di No expectation e Brown Sugar per il Rolling Stones Project del sassofonista Tim Ries, che raccoglie da anni arrangiamenti dei brani dei Rolling Stones nei più svariati generi musicali. Ries ha visto cantare Ana in Giappone e si è ricordato di lei nell'agosto scorso, quando Mick Jagger e soci erano in tournée a Oporto. L'ha chiamata e l'avventura è iniziata. Per Ana si tratta di un mezzo ritorno alle origini. Alla fine degli anni Novanta, girava per Lisbona cercando, invano, un produttore per il demo del suo gruppo pop-rock, i Sexto Sentido. Invece, una notte d'estate in una cantina in riva al mare di Carcavelos, vicino Lisbona, le chiedono di cantare un fado. E lei lo fa. Da allora non si è più fermata. E nel 2004 ha inciso il suo primo disco per la Universal. "Le giovani generazioni", commenta Helder Moutinho, "portano sempre una ventata di novità. Amalia Rodriguez, a suo tempo, portò la propria gioventù ed esportò la musica anche all'estero. Adesso, i giovani servono a farla uscire dal ghetto in cui era finita contaminandolo. È un momento magico: da una parte ci sono ancora i vecchi, come testimoni, dall'altra i ragazzi che sperimentano e divulgano". Una notte di fado può unire con l'ottuagenaria Celeste Rodriguez, sorella di Amalia, Ana Moura e Raquel Tavares. Una vicinanza anche fisica tra generazioni che assicura un cambiamento nel solco della tradizione. I compositori rinnovano le liriche e le parole, il contrabbasso accompagna ormai in pianta stabile la viola e la chitarra portoghese, strumento piccolo e diabolico con le sue difficili dodici corde. Le cantanti sfoggiano un'immagine colorata, ma le parole e le musiche hanno una malinconia assoluta. Così cantava Severa, la prima, leggendaria interprete. Che di mestiere era prostituta. Ma la cosa non deve sorprendere, perché questa musica è nata nei quartieri dei marinai e delle puttane, è figlia del mare che ha portato a Lisbona persone e influenze musicali da tutti i continenti perché attecchissero sulla tradizione musicale portoghese e araba. Spiega ancora Helder Moutinho: "All'epoca del terremoto del 1755, che distrusse la città, Lisbona, con Rotterdam e Londra, era uno dei principali porti del mondo. Il fado raccoglie tutte le influenze delle colonie e non solo, dal Brasile all'India, da Macao all'Angola, dal Mozambico fino al Giappone, e si forma come canzone di Lisbona. È la musica urbana di una città di mare, di porto, sorella in questo senso del tango di Buenos Aires, del blues cresciuto a New Orleans e della canzone napoletana". Questa, prosegue Moutinho, è anche la maggiore differenza con il flamenco, "musica rurale, che rappresenta la cultura gitana nomade, non la cultura di un luogo preciso. La nostra rappresenta un posto: Lisbona e soprattutto i quartieri della gente di mare". È in questo ambiente che cresce Severa e qui diventa, a cavallo tra Ottocento e Novecento, un mito fatto di racconti, ritagli di giornale e zero registrazioni: le sue rappresentazioni sono, appunto, una dolce e tragica leggenda. La storia vuole che Severa, prima e dopo il suo lavoro di prostituta, andasse a cantare nei bar vicino al porto. E che lo facesse divinamente, tanto che un giorno il conte di Vimioso la vide e rimase folgorato dalla sua bellezza come dalla sua voce, fino a farne la sua amante. Questa rapida ascesa sociale non piacque però alle altre meretrici del quartiere: Severa catalizzava i rancori delle concorrenti, ci furono liti e risse, cosa peraltro documentata dalle cronache dell'epoca. Alla fine, come vuole ogni leggenda, morì giovane - uccisa a botte poco più che ventenne. Alexandra Carita, oggi, la vede reincarnata: "Per me", dice categorica, "la nuova Severa è Raquel Tavares. Genuina, autentica, vibrante, sentimentale, emotiva. È di pura razza fado". Oggi questa musica cresce nei medesimi quartieri in cui era cresciuta Severa. E tra l'Alfama e il Barrio Alto, il rito si riproduce alla Tasca do Chico, al Linou e alla Baiuca, locali che sono le culle del Fado Vadio, quello autentico, popolare, di strada. E dove puoi anche incrociare Taku, cantante giapponese che non sa una parola di portoghese ma canta melodie e poesie imparate a memoria per amore di quest'arte. Oppure, c'è il circuito professionale, fatto di ristoranti di un certo livello come il Clube do Fado, il Senhor Vinho e il Bacalhau de Molho, dove si esibiscono gli artisti migliori ma dove il pubblico è fatto soprattutto di turisti. Per chiudere la notte, fare mattina e mettere d'accordo tutti, c'è il Mesa de Frades, la mensa dei fratelli, nel cuore dell'Alfama. Mentre con Raquel, Mariza, Ana Moura e le altre, la razza di Severa è uscita dal ghetto.



Publicado pela revista D La Repubblica delle Donne no dia 10 de Março de 2007.

2 comentários:

Regina disse...

Olá Joana,
Graças ao seu blog, vemos que o Fado é cada vez mais "internacional"!
Ontem, por acaso, vi no site youtube algo sobre fado e descobri uma cantora Hungara a cantar O Fado de ser Fadista de Artur Ribeiro num concurso Megazstár (Ídolos) na Hungria, e essa cantora de seu nome Rúzsa Magdolna foi escolhida para representar o seu país no Festival Eurovisão. Para apreciar a sua performance do fado de Artur Ribeiro ver neste endereço: http://www.youtube.com/watch?v=oQsEiRr513Y

Um abraço,
Regina

joana disse...

Olá Regina, muito obrigada pela sua mensagem!
Eu já conhecia o video da Rúzsa Magdolna a cantar «O Fado de ser fadista», numa eliminatória da Operação Triunfo húngara (um dos programas de maior audiência na Hungria, nessa altura!). E fiquei muito feliz por saber que ela aprendeu a música ouvindo um dos discos em que gravei precisamente este Fado!
Sem dúvida que o Fado seduz cada vez mais públicos e músicos estrangeiros!

Um beijinho,
Joana.